24 novembre 2008
In considerazione dell'argomento, allo stesso tempo importante e per molti versi ancora sconosciuto, abbiamo deciso di interpellare una persona a noi molto cara, don Luca Castiglioni, per illuminarci sull'argomento.
Qui di seguito vi riportiamo alcuni semplici chiarimenti di don Luca che, speriamo, ci aiuteranno a comprendere l'importanza del nuovo lezionario Ambrosiano
Tre battute sul nuovo lezionario
Viviamo il momento “trepido” che precede un cambiamento: dal 16 novembre 2008 l’introduzione del nuovo lezionario -libro liturgico che contiene in modo ordinato e progressivo i diversi brani della Scrittura che vengono proclamati nelle Messe (festive e feriali)- muterà in misura non insignificante il nostro modo di pregare a Messa. I saggi, in questi momenti, preferiscono tacere, aspettando che il battage sia concluso, per esprimere i loro commenti a freddo e solo se necessario. Scrivendo ora (ottobre 2008) sull’argomento, non sono pienamente a mio agio, anche perché osservare il cambiamento con gli occhi del prete porta a considerare aspetti della questione di cui, magari, i più non avvertono il rilievo: rischio di dire cose che non interessano a nessuno! Cercherò di limitare i danni scegliendo un taglio colloquiale: nessuna descrizione tecnica, solo una premessa e tre battute: agli entusiasti, agli indifferenti, ai perplessi.
Premessa: il cambiamento del lezionario non è, per la verità, una sorpresa. Quello che abbiamo utilizzato sinora era ad experimentum dal 1976 e già il Sinodo 47° (1995) aveva spinto perché si venisse a capo di questa provvisorietà, approntando il nuovo libro liturgico. Con questo Avvento 2008, dunque, non inizia una rivoluzione: più semplicemente si adempie ad un compito indicatoci nel Concilio Vaticano II, che pure comporterà la fatica dell’inedito, dato che gli scorsi 32 anni ci hanno abituati a qualcosa di diverso.
Ciò detto, la prima battuta: agli entusiasti, fino alla frangia estrema dei “gasati”. Grazie anche all’utilizzo della nuova traduzione della Bibbia (CEI 2008), il lezionario che sta per uscire sarà, obiettivamente, più ricco e più bello. È rilevante la sua introduzione nella liturgia ambrosiana, in obbedienza all’intento del Concilio di rendere la Scrittura fruibile a tutti, di farne apprezzare le parti più importanti nel ciclo delle letture festive e quelle più difficili ma preziose nel ciclo feriale. È uno strumento, però, non di più. Grazie a Dio, la sua Parola trascenderà sempre (pur senza prescinderne) le modalità in cui scegliamo di tradurla, selezionarla, collocarla, commentarla. E, ad ogni buon conto, beati non sono quelli che ascoltano la Parola di Dio, bensì coloro che (in qualsivoglia formato) l’ascoltano e la osservano (Lc 11,28), cioè la custodiscono nel cuore e la mettono in pratica.
La seconda: agli indifferenti, fino alla frangia estrema dei “menefreghisti”. Ammetteremo che non tutti coloro che frequentano la Messa sono attenti ascoltatori della Parola. Per svariati motivi, dalla non sempre efficace proclamazione, alla personale stanchezza, alla difficoltà obiettiva di alcuni testi, alla pigrizia...e si può scommettere che parecchi penseranno di questa novità: “leggete quel che volete, basta che sia breve”. Ma le Scritture sono un tesoro di e per tutti i cristiani e la loro ignoranza, direbbe il biblista San Girolamo, è “ignoranza di Cristo”, dunque in questa novità che tocca le nostre abitudini di preghiera, io vedrei lo sprone per rinnovare un proposito di intelligente attenzione e partecipe ascolto della Liturgia della Parola. Insomma, perché perdere l’occasione di attingere a piene mani a questa perenne e pur rinnovata sorgente? Due tratti del lezionario, in tal senso, ci potrebbero ingolosire: le letture festive scelte in modo che tutte gettino un diverso fascio di luce su un unico tema. Non saranno solo la Lettura (non più “prima lettura”) e il Vangelo ad essere correlati (nella forma della profezia compiuta): anche l’Epistola (non più “seconda lettura”) concorderà tematicamente con essi. La liturgia della Parola rimarrà sempre la tavola riccamente imbandita di cui parla Isaia (capitolo 55), ma da quest’anno il “piatto forte” sarà inconfondibile: il messaggio centrale della Messa sarà più esplicito, perché illuminato da punti prospettici diversi ma convergenti. Inoltre - seconda ghiottoneria - l’anno liturgico sarà imperniato sui misteri fondamentali della fede cristiana: Incarnazione (che comprende Avvento, Natale, Epifania), Pasqua (Quaresima, Settimana Santa, tempo Pasquale) e Pentecoste (suddivisa in 15 settimane dopo Pentecoste, 7 dopo il Martirio del Battista, 3 dopo la Dedicazione). Una triplice scansione: più lineare nel segnare il procedere dell’anno liturgico, capace di rendere più immediata la nostra collocazione nei tempi della Chiesa e, soprattutto, attenta a meglio evidenziare i nodi essenziali della nostra fede.
La terza battuta: ai perplessi, fino alla frangia estrema dei “mormoratori”. Le novità, anche se attese, giuste e preparate, scomodano sempre, perché “il vecchio è buono”…e chissà quanti sedicenti esperti esprimeranno o esprimono argomentate ragioni di inadeguatezza di questo strumento. Potrebbero anche aver ragione, ma adesso non è più il momento di contestare, casomai di raccogliere osservazioni, che possano portare ad un ulteriore miglioramento. Come ha avuto occasione di dire il vescovo Marco Ferrari in occasione della presentazione di queste novità ai Decani: “Anche io all’inizio ero perplesso e, confesso, stavo fra quelli che osteggiavano il cambiamento. Ma ora, visto il moltissimo e sapiente lavoro svolto, vista la bontà dello strumento, vista la convergenza di tutti, dal Papa ai nostri vescovi ed esperti sulla sua messa in opera, dico che ci sto e che mi va molto bene. Basta discutere, adesso accogliamo di cuore la novità”.
Parole sapienti: in questo nuovo antico libro una Grazia c’è, comunque ci si sia arrivati. Sarebbe bello che tutti si ragionasse da qui in avanti, senza nostalgie o recriminazioni, semmai con occhio attento nel presente per porre le basi della crescita futura.
A chi fosse interessato ad approfondire l'argomento, don Luca consiglia alcuni validi sussidi.
Per una autorevole introduzione sul senso e sul valore di questa novità liturgica e pastorale: D. TETTAMANZI, Beati coloro che ascoltano la parola di Dio. Lettera a tutti i fedeli ambrosiani sul nuovo Lezionario.
Per un primo accostamento: N. VALLI, Il Lezionario Ambrosiano, inserto redazionale a “La Fiaccola” n. 10, ottobre 2008: testo colloquiale, in forma di domande e risposte: semplice, breve, ma rigoroso e preciso, dunque utile.
Un’altra introduzione: C. MAGNOLI, Piccola guida al nuovo Lezionario ambrosiano, Ancora. Più tecnica, spiega la tipologia del libro detto “lezionario”, declina la specificità di quello ambrosiano e dà un piccolo saggio esemplificativo sulla scelta delle letture. Molto chiaro, accessibile a tutti.
Infine: CONGREGAZIONE DEL RITO AMBROSIANO, Leggi nel nome del Signore. Per un primo accostamento al Lezionario ambrosiano, Centro ambrosiano. Raccoglie i cosiddetti praenotanda (sono le premesse, la prefazione), contenenti le note tecniche e rubricistiche. Inoltre riporta il calendario con tutte le letture, domenica per domenica più le solennità, dell’anno B, che iniziato il 16 novembre 2008. Per addetti ai lavori e per i più curiosi.