2012/2013 | SECONDO CICLO
La percezione della realtà
Il nostro cervello è un “elaboratore di dati rinchiuso in una scatola” e interpreta la realtà basandosi sulle informazioni che gli arrivano dagli organi sensoriali.
Le percezioni dei nostri 5 sensi (tatto, vista, gusto, udito, olfatto) sono impulsi elettrici che consentono al nostro cervello di dare “un'interpretazione coerente” alla realtà che ci circonda.
Ad esempio, quando vediamo un albero, i fasci di luce di quest'ultimo colpiscono la nostra retina in modo capovolto (così come avveniva sulla superficie della pellicola delle vecchie macchine fotografiche); la retina, poi, converte i raggi luminosi in segnali elettrici.
A questo punto, il nostro cervello "elabora" e "interpreta" gli impulsi elettrici che riceve e noi, alla fine del processo, vediamo l'albero girato "per il verso giusto".
Questa funzione che il nostro cervello svolge si chiama "adattamento percettivo".
Nel 1890, lo psicologo George Stratton, affascinato dall'idea dell'adattamento percettivo, condusse per primo un interessante esperimento: cosa sarebbe successo indossando lenti in grado di capovolgere la visione, cioè di consegnarla al nostro cervello "girata per verso giusto"?
Stratton fece creare degli occhiali telescopici in grado di ruotare le immagini e li indossò per 21½ ore complessive nel corso di tre giorni. Con sua grande delusione, con gli occhiali la visione capovolta rimase invariata e togliendoli la visione “normale” tornava istantaneamente e senza alcun disturbo.
Deciso a ottenere dei risultati, Stratton pianificò di portare gli occhiali telescopici per otto giorni di fila. Nei primi quattro giorni la sua visione rimase inalterata: continuava a vedere le immagini invertite. Tuttavia, il quinto giorno, le immagini iniziarono ad apparirgli sottosopra solo quando si concentrava su di esse e pensava razionalmente che le immagini avrebbero dovuto apparirgli sottosopra… ma quando si "rilassava" il mondo gli appariva girato per il verso giusto!
Dopo cinque giorni il suo cervello aveva imparato a reinterpretare gli impulsi elettrici che riceveva e Stratton riusciva ad averne il controllo cosciente.
Tema dell'incontro: GESÙ NELLA NOSTRA VITA
FACCIAMO UN PRIMO ESPERIMENTO
Prendiamo in considerazione foto di persone che possono "diffusamente" provocare disagio, fastidio, repulsione, odio...
...a questo punto, proviamo anche noi - come Stratton - a metterci un paio di "occhiali" in grado di modificare la nostra percezione: proviamo a riguardare i soggetti delle foto attraverso gli occhi di Gesù...
...per aiutarci in questo compito, applichiamo sotto ciascuna foto una frase tratta dal Vangelo di Luca (Lc 6,22-37).
Guardando le stesse immagini “attraverso gli occhi di Gesù” la realtà può assumere un significato molto diverso da quello che noi gli diamo “normalmente”... e come nel caso di Stratton, maggiore è il tempo che noi passiamo guardando il nostro prossimo attraverso di occhi di Cristo, più facile diventa riuscire ad avere il controllo cosciente dei nostri pensieri ed azioni, un controllo che - se lo desideriamo - ci consente di cambiare noi stessi e il mondo che ci circonda.
COME MI PONGO IO RISPETTO DI FRONTE A GESÙ?
Facciamo ora un piccolo ESERCIZIO che può essere d'aiuto in vista della stesura della regola di vita.
Prendiamo in considerazione una serie di domande relative alla presenza di Gesù nella nostra vita quotidiana con a fianco una scala graduata da 1 a 10:
- mi rivolgo a lui nel momento del bisogno?
- lo percepisco quotidianamente al mio fianco?
- agisco secondo quello che dice Gesù nel Vangelo?
- mi sforzo di capire il vero messaggio nel Vangelo?
- prego per ringraziare Dio della mia vita?
- guardo il mondo alla luce della parola di Gesù?
- ascolto la parola di Gesù e le metto a confronto con le mie azioni della mia vita?
- ridefinisco me stesso alla luce della parola del Vangelo?
- affido la mia vita a Dio?
- porto il messaggio del Vangelo nel mondo (amici, famiglia, il mio prossimo...)?
(scarica la scheda in formato Acrobat Pdf),
Ora compila la scheda...
- “DOVE SONO IN QUESTO MOMENTO?”
come prima cosa, a fianco di tutte le domande, metti una "X" assegnando un valore nella scala da 1 a 10 per indicare la frequenza-intensità della tua realtà odierna; - “DOVE VOGLIO ESSERE TRA UN ANNO?”
a questo punto, sempre per ciascuna voce, metti un pallino "O" sulla scala graduata per indicare dove vorresti essere tra un anno; - “COSA PENSO DI DOVER FARE PER CENTRARE IL MIO OBIETTIVO?”
come ultima azione, scrivi, nella riga posta sotto ogni domanda, quali cose ritieni opportuno di dover compiere per cercare di raggiungere il tuo obiettivo.
...ogni tanto prova a rivedere il foglio e fai una valutazione personale.
Per prendere il controllo della nostra vita è importante “porsi degli obiettivi” e “attuare delle strategie per ottenerli”.
Sintonizzarsi spesso sulla “frequenza giusta”, attraverso la preghiera, ci consente, semplicemente:
- di cambiare noi stessi;
- di ridefinire la distanza tra noi e Gesù e dare un nuovo significato alla nostra realtà;
- di riuscire a “farci testimoni”, ogni giorno della nostra vita;
...perchè, come ha detto Benedetto XVI durante l'ultima Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid...
«Non è possibile incontrare Cristo
e non farlo conoscere agli altri.
Non conservate Cristo per voi stessi!
Comunicate agli altri la gioia della vostra fede.
Il mondo ha bisogno della testimonianza della vostra fede,
e ha bisogno certamente di Dio.
“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”(Mc 16,15). Anche a voi spetta lo straordinario compito di essere discepoli e missionari di Cristo (...)
vi è una moltitudine di giovani che aspirano
a cose più grandi e, scorgendo nei propri cuori la possibilità
di valori più autentici, non si lasciano sedurre
dalle false promesse di uno stile di vita senza Dio.»
La testimonianza
MARIA CRISTINA ZAPPA
Sono Cristina, ho 54 anni, sono sposata e madre... e sono una laica.
Che cosa significa per me essere una laica? Significa appartenere al popolo di Dio, alla Chiesa, senza altra particolare forma di consacrazione (sacramento dell'ordine o consacrazione religiosa). Sono una “cristiana qualunque”, non faccio parte di alcun movimento (CL, Focolarini, Opus Dei, ecc...).
Il mio essere laica non mi impedisce di riconoscermi dentro una relazione originaria e fondante la mia vita, che cioè costituisce il fondamento del mio essere e del mio esserci, che ne dice il senso: una relazione d'amore che mi precede, mi sostiene, mi sospinge conducendomi alla pienezza; una relazione che trova la sua origine in Dio Padre, che mi ha chiamato alla vita e mi ama come figlia nel Figlio suo Gesù, e mi dona il suo Spirito perché io impari sempre più a vivere da figlia nel Figlio. Questa relazione fondante mi inserisce così vitalmente dentro una storia e una trama di relazioni, che trovano la propria origine nel mistero di Dio e che sono anch'esse costitutive per la mia vita ed il suo significato: la storia della salvezza, che continua oggi nella Chiesa (che è la trama di relazioni, perché della Chiesa fanno parte il Padre, il Figlio, lo Spirito e gli uomini; sia in senso sincronico, che diacronico) e attraverso la Chiesa nel mondo intero.
In questa storia, che è la mia storia, ma che è anche la vostra storia e la storia di ogni uomo (la differenza tra credenti e non credenti, secondo me, sta nel riconoscere ed accogliere, o no, questa relazione fondante), la preghiera che ruolo ha? Cerco di dirlo attraverso un'immagine fisica, quella del respiro. Respirare è essenziale alla vita, fa parte delle funzioni imprescindibili della vita, così lo è la preghiera. La preghiera è come il respiro. Il respiro è fatto di inspirazione e di espirazione. L'inspirazione: accolgo dentro di me l'aria, come un dono -non sono io a produrla- proveniente dall'esterno ed essenziale per la mia vita, perché diventi parte del mio essere; l'espirazione: rilascio l'aria, dopo che questa ha nutrito la mia vita, verso l'esterno, quasi risposta al dono accolto. Il tutto in una dinamica dialogica continua di dono-accoglienza del dono-risposta. Nella preghiera Dio si dona a noi, ci parla e ci chiede di essere accolto, cioè ci invita alla relazione con Lui e chiede di rispondergli (se non c'è risposta, la relazione non è accolta).
Pregare è riconoscere l'indispensabilità della relazione con Lui per la nostra vita. La preghiera è dialogo tra il Signore e noi, è comunicazione interpersonale, che parte sempre da Lui e che a Lui ritorna. La preghiera è dimorare nella relazione con Dio, quella relazione che parte da Lui e a cui continuamente ci invita, per farci partecipi della sua stessa vita.
Come pregare? Senza nulla togliere al valore della preghiera individuale e/o devozionale, a partire circa dalla vostra età (e di questo sono grata ai miei genitori) ho cominciato a pregare con la Liturgia delle Ore, che è la preghiera pubblica e comune del popolo di Dio. Pubblica perché è la preghiera “ufficiale” della Chiesa, comune perché è propria di tutte le comunità cristiane, già a partire dall'epoca degli Apostoli e lungo tutta la storia, e, in senso sincronico, di tutte le Chiese cristiane. E' preghiera personale (perché sono io ad essere coinvolta), ma lo è nel senso forte, perché in questa preghiera la mia persona, che è relazione con Dio e con gli altri uomini, sperimenta concretamente la trama di relazioni costitutive di cui parlavo prima: l'essere Chiesa, la comunione con il Padre nel Figlio per lo Spirito e con tutti i credenti, di ogni luogo e di ogni tempo, e con tutti gli uomini. La LdO mi permette di riconoscere nella preghiera e nella mia preghiera personale l'antecedenza del dono di Dio. Essa è infatti essenzialmente Parola di Dio ( i Salmi, i Cantici dell'A.T. e del N.T., i responsori, le letture, le acclamazioni,...) e mi richiama continuamente al fatto che la preghiera, anche il mio pregare è essenzialmente e non può non essere che dono suo e, da parte mia, è solo accoglienza e risposta al suo invito al dialogo con Lui.
È S. Paolo a ricordarci che è lo Spirito, lo Spirito di Cristo, a spingerci alla preghiera, è Lui che ci permette di rivolgerci a Dio come Padre, perché noi, da parte nostra, non sapremmo nemmeno come pregare! Nella LdO facciamo nostra la preghiera di Gesù, o meglio in Gesù e con Gesù, per lo Spirito, ci rivolgiamo al Padre. Gesù, da buon ebreo, pregava con i Salmi; inoltre i racconti evangelici della passione sono stati scritti facendo ampiamente ricorso ai salmi per evidenziarne il valore teologico e salvifico. Ma soprattutto è Gesù che prega in noi e con noi: è Lui il primo orante!
Una parola sull'orarietà. La LdO scandisce il nostro tempo mediante la preghiera: ci richiama all'essenziale, cioè alla relazione con Dio, che attraverso la sua Parola ci guida a vivere la nostra quotidianità da figli suoi. Ci invita con le Lodi a fissare lo sguardo in Lui, perché tutto prenda inizio da Lui, con l'Ora Media ci invita a una pausa ricreante nel mezzo delle tante attività di ogni giorno, con i Vespri ci invita a consegnare a Lui le nostre gioie e le nostre fatiche perché le porti a compimento, nella Compieta ci chiama all'abbandono fiducioso in Lui durante il riposo notturno. Tutta la nostra vita quotidiana viene così ridefinita e percepita (il discorso iniziale delle lenti con cui guardiamo il mondo!) all'interno della relazione con Lui.
Infine, la LdO ha una relazione essenziale con la celebrazione eucaristica: ne estende alle ore del giorno e della notte le caratteristiche (la lode, il rendimento di grazie, la memoria dei misteri di salvezza, la supplica, l'anticipazione della gioia eterna). Odo Casel ha detto che la LdO è come l'anello d'oro, che tiene incastonato il diamante che è la celebrazione eucaristica e ne rifrange in ogni momento della giornata la bellezza.
Con chi pregare? Da soli, ma è meglio insieme: con mio marito, i figli, gli amici, coloro con cui condivido un percorso di fede). Dove sono due o più riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro.