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"Evangelii Gaudium", Esortazione Apostolica sull'annuncio del Vangelo nel mondo attuale (24 novembre 2013)

Città del Vaticano, 26 novembre 2013

Presentazione alla Sala Stampa della Santa Sede dell'Esortazione Apostolica "Evangeli Gaudium" di papa Francesco

Il documento Evangelii Gaudium del santo padre Francesco nasce dalla XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi su "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana" (2012), come annuncio di gioia ai cristiani discepoli e missionari e a tutta l’umanità. Il santo padre ha avuto nelle mani le Propositiones dei Padri sinodali, le ha fatte proprie, rielaborandole in modo personale, e ha scritto un documento programmatico ed esortativo. Ciò che colpisce fin dalle prime pagine è la presentazione gioiosa del Vangelo, che si esprime addirittura con la ripetizione, in tutto il testo, della parola "gioia" per ben 59 volte.

Particolarmente cara al Santo Padre, in ragione della sua urgenza mondiale, è «La dimensione sociale dell’evangelizzazione», alla quale dedica una parte consistente del documento. L’esperienza latinoamericana e caraibica di una Chiesa profondamente immersa nella vita del popolo ha provocato una cura attenta ai poveri, agli esclusi, agli oppressi, e ha suscitato anche una grande riflessione teologica, le cui ripercussioni hanno varcato i confini, assumendo volti contestuali propri, nelle diverse aree del mondo, partecipi della medesima condizione sociale. Nella sua esposizione del tema, il Papa parla dell’inclusione sociale dei poveri, che presenta come un grido per la giustizia e la dignità, che la Chiesa deve ascoltare. Sono in gioco anche le cause strutturali della povertà. Non si tratta solo di solidarietà spicciola, ma di trasformazioni strutturali. «Un cambiamento nelle strutture che non generi nuove convinzioni e atteggiamenti farà sì che quelle stesse strutture presto o tardi diventino corrotte, pesanti e inefficaci». Non si esclude nemmeno il grido di interi popoli che reclamano i loro diritti come nazioni, ai quali deve essere permesso «di giungere con le loro forze ad essere artefici del loro destino».

 

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