Ad Albese con Cassano, nel corso della Santa Messa principale della domenica nella quale si commemora la patrona santa Margherita, vive la tradizione di incendiare un "pallone" ai piedi dell'altare: ma perché lo si fa?
Nella foto: il decano, Giovanni Afker, da fuoco al pallone a S. Margerita nel 2010.
Bisogna ricordare che nella chiesa primitiva il martirio era l'unica forma di santità possibile: il martire è colui che si rende in tutto simile a Cristo - luce che viene dalle tenebre per illuminarle - perché come Cristo ha sacrificato la propria vita per testimoniare la fede partecipando col proprio corpo alla funzione sacerdotale del Salvatore. Così, il "pallone" che prende fuoco dalle candeline alzate dal sacerdote è simbolo della vita del martire che si consuma per la fede ardente nella trinità.
Anche il colore bianco della bambagia di cui è composto il pallone non è casuale. Liturgicamente il bianco è il colore riservato alle solennità di Cristo (come il Natale o la Pasqua), è il colore dello splendore e della gloria di Dio e, fin dall'antichità, è anche il colore riservato ai martiri proprio perché uniti nella gloria di Cristo.
La forma sferica, invece, probabilmente rappresenta la "totalità" del sacrificio del martire.
Secondo la tradizione, il celebrante, accingendosi a bruciare il globo, dice in latino: «sic transit gloria mundi», cioè: «così passa la gloria del mondo» per richiamare che il martire, affrontando la prova suprema del dono della vita al Signore, testimonia che per lui la vita di questo mondo passa in secondo piano rispetto alla vita in Cristo.