COME FIGLI E FRATELLI
Gesù Cristo ci proietta nella dimensione della figliolanza, che incredibilmente appartiene anche a Dio! Questo significa che tutto ciò che è umano ha un valore, e anche Dio sceglie di entrare in una storia di famiglia: scende sulla terra per permetterci di salire in cielo.
1) Dalla vita alla parola
La storia racconta di una donna riscopertasi figlia una volta madre, quando sono riemersi in lei, inconsapevolmente, ricordi, atteggiamenti, modi di fare, ninne nanne assimilati nell’infanzia. Poi, con la malattia della madre, i ruoli si sono invertiti, ma sempre in un clima di tenerezza e amore.
2) Questa è la nostra fede
Chi è genitore fatica a concepire un Dio Padre disposto a sacrificare suo Figlio: l’incarnazione manifesta il fatto che Dio non dona qualcosa, ma se stesso. Dio valorizza ogni aspetto della vita umana, anche familiare, fino alle azioni più umili e semplici. Gesù ha vissuto in pienezza il suo essere figlio di Maria e Giuseppe, dimostrando però che si è prima di tutto figli di Dio Padre. Con l’incarnazione Dio Padre si è unito ad ogni uomo, portandoci a riscoprire ogni vita come vocazione, come dono di noi stessi agli altri: ciascuno di noi diventa il custode della vita del proprio fratello!
La trasmissione della fede trova in famiglia il suo terreno di coltura e i gesti cristiani (in particolare la domenica, nelle feste, nei momenti forti della vita) devono far capire la bellezza della preghiera. In questa prospettiva, emerge anche l’importanza data al corpo, nella sua capacità di esprimere l’amore, soprattutto nelle sue differenze sessuali, che rivelano il significato sponsale dell’Amore di Dio.
3) Riflessioni
- Quanto la mia storia è segnata da come sono stato amato e da come amo?
- Cosa sappiamo recuperare di positivo nel vissuto della nostra famiglia d’origine? In che modo lo trasmettiamo nella nostra famiglia attuale?
- Cresciamo i nostri figli nella prospettiva di sentirsi innanzitutto “figli di Dio”, prima che figli nostri?
A cura di Silvia Marini