NIENTE È PERDUTO
Proclamare la ‘vita eterna’ da un lato ci aiuta a elaborare l’esperienza di un lutto, ma dall’altro da anche valore all’oggi, per vivere già da ora la nostra vita in pienezza.
1. Dalla vita alla Parola
Vengono riportati due esempi: nel promo una bambina immagina che suo padre, con una gamba sola, in Paradiso ne avrò due e potrà correre con lei; nel secondo, una moglie riesce ad accompagnare con serenità e addirittura gioia il marito nel lungo penoso cammino della malattia.
2. Questa è la nostra Fede
La resurrezione della carne e la vita eterna sono verità poco considerate. Quasi dimenticate; eppure, la nostra vita è già intrisa di eternità: basti pensare all’amore. Con la nostra morte l’anima si separa dal corpo; con la resurrezione corpo e anima di ricongiungono. Il termine ‘carne’ forse suona desueto, ma indica l’uomo nella sua condizione di debolezza e mortalità. Noi crediamo in Dio creatore della carne; nel verbo fatto carne per riscattare la carne; nella resurrezione della carne, compimento della creazione della redenzione. Il dogma della resurrezione della carne di ricorda la nostra grande dignità, la bontà del mondo, del corpo, il valore della storia vissuta giorno per giorno.
Il mistero della vita eterna, nella comunione beata con Dio e i suoi santi, supera ogni nostra possibilità di comprensione. Ma la vita eterna è l’oggetto principale della speranza cristiano, ciò significa che è già cominciata: noi fin d’ora siamo figli di Dio. La vita eterna è il nostro rapporto, quotidiano, con il Dio vivente, motivo dell’Eucarestia. Solo il richiamo a questa verità ci aiuta a distinguere ciò che è necessario da ciò che è marginale, ciò che conta da ciò che è zavorra.
A cura di Silvia Marini
