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Omelia del decano Afker, nell'ambito della Visita Pastorale, durante la Messa dedicata alla patrona

4 luglio 2010

Nella giornata dedicata alla patrona Santa Margherita, il nostro decano, don Giovanni Afker, ha incontrato durante la sollenne celebrazione della S. Messa delle ore 10:30 l'intera comunità parrocchiale.

don Giovanni Afker

Nel corso dell'omelia, il decano ha proposto un sunto di quanto ha avuto modo di rilevare nel corso dei suoi recenti incontri con i consigli pastorale ed economico parrocchiali: una lucida analisi della nostra comunità con qualche suggerimento rivolto a tutti.
Qui di seguito pubblichiamo un'importante stralcio dei suoi appunti peronali utilizzati per condurre l'omelia di cui ci ha cortesemente concessa la pubblicazione.

 

Pensando agli incontri avvenuti in settimana vorrei proporre alcune riflessioni che possono aiutare il cammino della Comunità sulla strada di Gesu.

  • Dopo la scomparsa di don Renato e il periodo di transizione di don Francesco, dal mese di settembre 2009 è arrivato don PieroAntonio. In questo primo anno del suo ministero ad Albese sta conoscendo la realtà; pur nel sincero desiderio di entrare subito nella vita di una Comunità in cammino, ha bisogno di un tempo adeguato (per conoscere la nuova realtà. N.d.R.).
    La Comunità ha avuto anni particolari nei quali, proprio per la malattia di don Renato, sono cresciute tante forme di collaborazione e corresponsabilità virtuose.
    Sono stati anche anni di comprensibile sospensione nel realizzare alcuni obiettivi.
    II Parroco diventa, in questa momento storico, il riferimento per proseguire in maniera decisa il cammino.
    La presenza responsabile della Guida non deve pero diminuire la corresponsabilità dei parrocchiani, in modo particolare di coloro che costituiscono i Consigli Pastorale e degli Affari Economici.

    Qualche suggerimento:
    • per i laici responsabili: parlare (con il Parroco. N.d.R.), condividere con pazienza, per consentire di conoscere il cammino (da lui. N.d.R.) percorso, per potervisi inserire;
    • Per il parroco: ascoltare con fiducia le persone che senza dubbio hanno messo nella vita della Parrocchia e nel perseguire gli obiettivi tutta la loro competenza e buona volontà;
    • Per i consigli: arrivare a un metodo di lavoro che consenta di offrire al Parroco chiare indicazioni per decidere, come è di sua competenza, nelle singole questioni.

  • Un patrimonio della Comunità sono i ragazzi e i giovani: è giusto, anzi encomiabile, preoccuparsi di trasmettere loro la fede che è conoscenza di Gesu ed educazione a vivere come Lui ci insegna.
    Fra le preoccupazioni
    , c’è quella delle strutture che devono essere adeguate all'azione pastorale: la situazione di stallo è senza dubbio irritante e tuttavia non deve incrinare la volontà di affrontare un nuovo iter che può anche essere diverso dal passato.
    Una preoccupazione tutt'altro che secondaria è quella degli educatori: gli ambienti non sono automaticamente educanti! È indispensabile avere un punto di riferimento, di coagulo, che, in pieno accordo con il Parroco, valorizzi la presenza e la disponibilità di tante persone, tutte motivate e ben intenzionate, che attendono un coordinamento di qualità.
    Proprio a questa proposito, sembra davvero urgente avere una persona responsabile, assunta formalmente, a servizio dell’Unita Pastorale, per la Pastorale Giovanile.
    L'Unita Pastorale con Albavilla e Carcano, che ha il suo motivo centrale proprio nella Pastorale Giovanile, richiede nuovi criteri di valutazione e di programmazione, proprio sul piano delle strutture, degli educatori, delle linee formative:
    - strutture pensate e condivise, in un'ottica di utilizzo di tutta l’unita Pastorale, senza doppioni;
    - formazione permanente degli educatori garantita unitariamente;
    - percorsi chiari e di Unità Pastorale, di educazione a livello giovanile.

    Qualche suggerimento: chiedere e consentire ai giovani di essere “protagonisti”, anche se a volte possono essere scalpitanti o destabilizzanti. Il confronto con gli adulti, vivace, a volte addirittura quasi conflittuale, non deve essere interrotto, mai!
    Sara davvero la prova di una vita comunitaria nella quale tutte le componenti sono valorizzate nella loro peculiarità e complementarmente diventano ricchezza per tutta la Comunità.

  • La formazione deve essere una preoccupazione costante: ci possono essere risposte a livello parrocchiale, a livello di Unita Pastorale, nelle proposte Decanali o Diocesane. Non c’è vita di comunità cristiana se i singoli fedeli non crescono nella relazione con Gesù e non misurano sul Vangelo il loro modo di vivere.
    In particolare, la celebrazione della S. Messa deve essere non tanto l’adempimento di un precetto quanto il momento dell'ascolto della Parola e soprattutto della relazione con il Signore Gesù: è il suo Sangue (“vita”, nella Sacra Scrittura) che ci testimonia il suo amore. Proprio perche cosi intesa, la S. Messa deve essere capita e vissuta come punto di arrivo della settimana e punto di partenza per la prossima e non può assolutamente essere disgiunta dalla vita, quasi fosse sufficiente ad identificare il cristiano.
    La lettera agli Ebrei, oggi (Eb 8, 6-13a), ci ricorda l’Alleanza che Dio ha stipulato con il suo popolo: in ogni Messa rinnoviamo questa patto.
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