Il “logo” dell’anno oratoriano è sempre un’immagine che racchiude in sé i molti significati della proposta e, in chiave artistica, li restituisce per la riflessione dei ragazzi, degli adolescenti e delle loro famiglie. Presentare il logo in oratorio significa già fare una catechesi sul tema dell’anno e inquadrare i contenuti che poi saranno sviluppati di settimana in settimana grazie alle attività costruite sul progetto ANCHE TU COSÌ.
L'icona evangelica
Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?».
Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?».
Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso».
Gli disse: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?».
Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui.
Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: "Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno".
Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?».
Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e ANCHE TU fa' COSÌ».
(Luca 10, 25-37)
Il logo
Dalla sagoma della città, che si trova in alto, parte una strada, un sentiero che è la vita stessa, con i suoi tempi e i suoi spazi e con la sua direzione; parte da dove ciascuno vive la sua storia personale, dal luogo delle proprie origini, là dove ognuno sta crescendo e acquista una sua identità, un tu che lo rende unico e originale.
Ogni ciottolo che compone la strada rappresenta gli “incontri” che nella vita ciascuno fa con le persone e con le situazioni. Possono essere incontri più o meno piacevoli, più o meno duraturi, più o meno importanti. Possono buttarci giù o possono farci risalire, farci provare gioia o sofferenza.
Ma c’è un “incontro” che è risolutivo, che si fa legame indissolubile, per dare una svolta nuova che cambia la prospettiva e trasforma il cammino in una “gioia” duratura - la strada senza questo legame può risultare piatta, monotona (quasi monocromatica), indistinta. Questo incontro è con il Signore Gesù, rappresentato dal ciottolo bianco – che ha la stessa forma dell’accento del COSÌ – con il ciottolo grigio, che è l’uomo che senza Dio non può che essere “ferito” e abbandonato per strada.
È proprio questo incontro che ci fa rialzare e “accentua” la nostra vita, la rende più evidente e viva (così come sono vivaci i colori della strada nuova con Lui), le dà ulteriori possibilità di bene e la conduce a vivere il massimo dell’amore possibile.
La vita diventa così custodita da Gesù, un cammino con Lui, anche perché è “raccolta” dentro una cura costante (i ciottoli che si toccano) che si rinnova nelle relazioni educative che si costruiscono nella comunità cristiana.
Dal momento dell’incontro con Colui che è il Buon Samaritano, la prospettiva diventa quella della carità e ogni rapporto viene inserito dentro un amore che parte da Dio Padre e genera un’autentica felicità.
Non vengono cancellate le difficoltà del cammino - la sagoma della strada nuova ha uno sfondo nero spigoloso che non si può cancellare - ma sopra di esse si può vivere una gioia vera: la nostra felicità ha sempre sullo sfondo la croce, la prova, la sofferenza e il peccato, ma la vita di Gesù che siamo chiamati a vivere, in una imitazione - per cui si fa COSÌ come Lui - è il segno di una perfezione che vale ANCHE per noi.
La scritta dello slogan viene sdoppiata.
ANCHE TU è il segno dell’esperienza personale che risulta divisa fra una strada che è la “propria strada” e le diverse vicende del mondo e della vita quotidiana, rappresentate ancora dalla città sopra l’ANCHE.
La città in cui viviamo può essere anche un luogo in cui ci si può perdere. Da un lato la città cerca di spingerti lontano dal tuo percorso personale – dal tuo sentiero – per farti vivere una vita “anonima” in cui TU sei ANCHE questo o ANCHE un’altra cosa senza definirti mai.
D’altro canto non si può vivere fuori dal proprio tempo e dal proprio spazio, anzi la città mancherebbe di qualcosa di prezioso se non fosse scossa dal nostro amore (vedi i due accenti di vivacità a sinistra). La città richiede il nostro impegno e la nostra dedizione, che possono essere veri ed efficaci se prima ognuno fa il pieno della “compassione” di Gesù e se si sceglie di amare come Dio ama: cioè di amare COSÌ.
Il TU sopra la strada indica l’invito personale a camminare e a vivere intensamente dentro un percorso che si fa scoperta.
Tutto lo sfondo è bianco con un’aureola che lo definisce in alto. Tutti noi siamo immersi dentro l’amore di Dio, anche chi ancora non ha avuto l’occasione di conoscerlo. Ma chi ama conosce Dio (cfr. 1 Giovanni 4, 7-8) e può aiutare il prossimo a coglierlo nella sua evidenza: il COSÌ bianco può emergere dallo sfondo proprio grazie al nostro amore e alla nostra imitazione.
La sua santità ci avvolge, come l’aureola in alto e ci sprona a vivere COSÌ: “Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo” (Levitico 19,1). COSÌ è dunque il modo per essere santi, quello descritto nella Parabola del Buon Samaritano e quello che ognuno può leggere nella Parola di Dio.
Chi si sforza di amare Dio con tutto se stesso e il prossimo come se stesso trasforma la sua vita e quella degli altri: il bene che si può fare adesso e in prima persona è il nostro contributo puntuale - l’unico possibile - che può rendere il mondo migliore e migliorare anche noi stessi, la nostra vita e i nostri incontri.
Dentro la città si intravede il Duomo di Milano, consacrato da san Carlo Borromeo nel 1577. La cattedrale è la sede del Vescovo che imita il Buon Pastore per mettersi a guida del suo popolo. È COSÌ che ha vissuto san Carlo Borromeo, passando anche lui lungo le vie della nostra Diocesi, risanando e riedificando. La sua vita diventa esemplare per chi, con coerenza, si lascia amare da Dio e si impegna a plasmare la sua vita, il suo sguardo e il suo cuore sull’esempio di Gesù, restituendo tutto quello che ha ricevuto ai fratelli che incontra lungo la via.
fonte: sito internet della Diocesi di Milano