La “sfida educativa” è il tema che la stessa Chiesa italiana ha scelto per il prossimo decennio pastorale ritenendo decisiva l’attenzione ai giovani di oggi, che saranno gli uomini e le donne di domani.
il cardinal Tettamanzi ha inviato un messaggio (pubblicato qui sotto) a tutte le parrocchie della diocesi. Oltre a esprimere «profonda ammirazione» per il prezioso lavoro educativo che le comunità svolgono, l’Arcivescovo ha scritto: «È davvero consolante sapere che la nostra Chiesa è tuttora capace di parlare alle nuove generazioni e continua con le sue migliori energie a prendersi cura di moltissimi bambini, ragazzi, adolescenti e giovani».
Anche tu così
Messaggio alla Diocesi per la Festa di Apertura degli Oratori 2010
Carissimi, riprendono in queste settimane in tutta la nostra Diocesi le diverse attività degli Oratori, a partire dall’ormai tradizionale Festa di Apertura. Come Vescovo, pensando con trepidazione e speranza ai tanti sforzi e alla grande passione educativa di cui sono ricche le nostre comunità cristiane, mi sento preso da una profonda ammirazione e mi trovo pieno di spirituale consolazione.
È davvero consolante sapere che la nostra Chiesa è tuttora capace di parlare alle nuove generazioni e continua con le sue migliori energie a prendersi cura di moltissimi bambini, ragazzi, adolescenti e giovani: li sente amici, li ascolta, dialoga con loro, li aiuta a plasmare la loro “umanità” secondo quella di Gesù, introducendoli ad una preghiera più vera e sostenendoli nella ricerca, forse difficile ma certamente appassionante, della loro vocazione e missione.
Quello rivolto ai giovani è, tra i diversi ambiti della cura pastorale, certamente uno dei più urgenti, complessi e difficili. Eppure questa cura non perde il suo fascino in chi la vive e s’impone come un’opera altamente qualificata, capace di dire a tutti noi – più di tante altre realtà – la fede e la speranza di una Chiesa che sa farsi entusiasticamente missionaria trovando sempre nuove strade e nuovi linguaggi.
Di tutto questo lavoro educativo, senza citare nessuno tante sono le figure e le attività dei nostri Oratori, vorrei tutti ringraziare. E a tutti vorrei dire di nuovo la mia gioia per il tanto bene compiuto e insieme assicurare la mia preghiera per coloro che in vario modo collaborano a far sì che i nostri Oratori diventino luoghi autentici di educazione cristiana.
L’intuizione educativa di san Carlo Borromeo
L’anno pastorale che stiamo iniziando sarà dedicato, nel quarto Centenario della sua Canonizzazione (1610-2010), alla figura e all’opera di san Carlo Borromeo, compatrono della nostra Diocesi.
L’azione pastorale di san Carlo per una Chiesa pienamente fedele a Cristo Signore e al suo Vangelo si è rivolta a tutti gli ambiti della vita ecclesiale e sociale, ma in un modo particolarmente significativo alle nuove generazioni, venendo loro incontro con l’istituzione delle Scuole della Dottrina Cristiana, che si possono considerare come la prima esperienza del futuro Oratorio ambrosiano.
Chiediamo al Signore che la memoria di san Carlo, del suo amore a Gesù crocifisso e della sua eroica carità verso la Chiesa e la società – una carità straordinariamente ricca di passione educativa – incoraggi e sostenga i nostri sforzi per il rinnovamento degli Oratori tra la fedeltà all’intuizione originaria e la risposta alle esigenze di oggi. In questo lavoro saremo aiutati dalla Chiesa italiana, che dedica il prossimo decennio pastorale alla “sfida educativa”, nella consapevolezza che l’educazione è la questione centrale della trasmissione della fede cristiana e della stessa esistenza umana.
L’anno pastorale che inizia è un’occasione preziosa per ricordare e raccontare la storia dei nostri Oratori, non solo per non disperdere il loro prezioso patrimonio educativo, ma anche per ritrovare nuovo slancio e forte impulso per il futuro.
Santi come Lui è santo: l’Oratorio, strada verso la santità
La memoria gioiosa e grata di una grande figura di santità non può esaurirsi in se stessa, ma deve spalancare nuovi orizzonti per la vita di ciascuno. Da sempre la Chiesa, nel cammino della sua storia, gode della compagnia dei santi, amici invisibili ma realmente presenti, come ci ricorda la Lettera agli Ebrei: circondati da un gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede.
L’esperienza dell’Oratorio lungo i secoli è stata accompagnata dalla presenza di numerose figure di santità, spesso molto diverse tra loro. Ciascuna è stata il riflesso luminoso e concreto di un particolare aspetto dell’infinito e unico amore di Dio nostro Padre, come avviene per le diverse sfumature dell’arcobaleno che si irradiano da un’unica luce. Senza mai dimenticare che ogni autentica santità scaturisce dal grande “sì” dell’amore gratuito di Dio per noi, al quale noi rispondiamo con il “sì” della nostra libertà. Siamo chiamati ad essere santi. Sì, santi per vocazione! Come dice il Signore: Siate santi perché io sono santo (Levitico 11,44).
Anche la storia dei nostri Oratori ambrosiani è costellata di esempi luminosi di santità: la dedizione intelligente, appassionata e silenziosa di tantissime persone, i loro gesti quotidiani di amore sono stati, per tanti fratelli, una testimonianza affascinante della vicinanza ad ogni persona della paternità amorosa di Dio.
Non solo dunque è ancora possibile essere santi. Lo è ancora, proprio a partire dall’esperienza dell’Oratorio! Di più, la stessa storia ci dice che l’Oratorio è stato di fatto per molti una “strada verso la santità”. Essa infatti non consiste nel fare grandi cose, ma nel fare piccole cose con grande amore. Se la santità, dunque, ci può apparire come qualcosa di impossibile o di troppo lontano, ricordiamoci che tanti percorrendo la nostra stessa strada hanno realizzato il grande “sogno” di Dio su di loro e ci invitano a fare altrettanto.
Anche tu così: partecipare alla compassione amorevole di Dio
L’icona evangelica, dalla quale raccogliamo l’invito alla santità come partecipazione alla compassione amorevole di Dio per tutti gli uomini, è quella del buon samaritano (Luca 10,25-37). Essa presenta non una generica forma di assistenzialismo, ma un “prendersi cura” che risponde a tutti i bisogni dell’uomo, da quelli più immediati e comuni a quelli più profondi e nascosti.
I nostri Oratori sono chiamati a diventare delle vere “locande ospitali” alle quali Gesù, il vero e grande “buon samaritano”, affida la cura di molti fratelli. Proprio così immagino i nostri Oratori: locande di passaggio dove si incontrano le vicende umane di altri che camminano sulla stessa nostra strada, ma soprattutto dove si gusta l’amore di Dio che ci raggiunge attraverso l’esperienza concreta di una comunità che educa, accompagna, incoraggia e consola.
L’intercessione di Maria, madre dell’educazione, e l’esempio di san Carlo ci sostengano nel cammino di questo nuovo anno pastorale. E la benedizione del Signore, che invoco di cuore sugli Oratori, doni a tutti voi fiducia, entusiasmo, pace e gioia.
Arcivescovo di Milano
Milano, 28 agosto 2010
Memoria di Sant’Agostino, vescovo e dottore della Chiesa