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Leone XIV: il 22 agosto giornata di digiuno e preghiera per la pace

Articolo di Matteo Liut pubblicato mercoledì 20 agosto 2025 sul sito di Avvenire.

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«Mentre la nostra terra continua ad essere ferita da guerre, in Terra Santa, in Ucraina e in molte altre regioni del mondo, invito tutti i fedeli a vivere la giornata del 22 agosto in digiuno e in preghiera, supplicando il signore che ci conceda pace e giustizia e che asciughi le lacrime di coloro che soffrono a causa dei conflitti armati in corso»: con queste parole stamattina papa Leone XIV, al termine dell'udienza generale in Aula Paolo VI, ha annunciato una giornata speciale per l'invocazione della pace.

Un invito che il Pontefice la lanciato in vista, appunto, della ricorrenza liturgica della Beata Vergine Maria Regina: «Maria è madre dei credenti qui sulla terra - ha detto Prevost nei consueti saluti finali in italiano - ed è invocata anche come Regina della pace. Maria, Regina della pace, interceda perché i popoli trovino la via della pace».

La ricorrenza della Beata Vergine Maria Regina fu istituita nel 1955 Pio XII, fissata al 31 maggio come culmine del mese dedicato alla Madonna. Venne poi spostata al 22 agosto dalla riforma liturgica conciliare, applicata da Paolo VI, che la avvicinò così alla solennità di sette giorni prima, l’Assunzione, ricordando in questo modo che Maria è regina anche perché ci fa da guida sulla strada che porta a Dio e unisce così cielo e terra. Un'immagine, quest'ultima, nella quale è radicato il vero senso della pace nella visione cristiana: se l'umanità volge lo sguardo a Dio non può che riconoscere quella figliolanza - e quindi fratellanza - universale che disinnesca la violenza e la logica della contrapposizione.

Nella consueta meditazione offerta ai fedeli presenti all'udienza, Leone XIV, si è soffermato su un altro dei gesti fondamentali che, nell'ottica cristiana, costruiscono la pace: il perdono. Riprendendo il ciclo di catechesi che si svolge lungo l’intero Anno giubilare, «Gesù Cristo nostra speranza», infatti, ha dedicato la sua riflessione sul tema «Il perdono. "Li amò sino alla fine" (Gv 13,2)», a partire proprio dal racconto dell'ultima cena e della lavanda dei piedi, gesto compiuto nonostante egli sapesse che Giuda, uno degli apostoli, l'avrebbe tradito.

«Come ci insegna Gesù - ha fatto notare il Papa -, amare significa lasciare l’altro libero (anche di tradire) senza mai smettere di credere che persino quella libertà, ferita e smarrita, possa essere strappata all’inganno delle tenebre e riconsegnata alla luce del bene». Il perdono, tuttavia, «non significa negare il male, ma impedirgli di generare altro male. Non è dire che non è successo nulla, ma fare tutto il possibile perché non sia il rancore a decidere il futuro».

Anche noi, ha aggiunto Leone XIV riflettendo sulla notte in cui Giuda tradì Gesù, «viviamo notti dolorose e faticose. Notti dell’anima, notti della delusione, notti in cui qualcuno ci ha ferito o tradito. In quei momenti, la tentazione è chiuderci, proteggerci, restituire il colpo. Ma il Signore ci mostra la speranza che esiste sempre un’altra via. Ci insegna che si può offrire un boccone anche a chi ci volta le spalle. Che si può rispondere con il silenzio della fiducia. E che si può andare avanti con dignità, senza rinunciare all’amore».

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