Erba, 26 aprile 2016
Il 26 aprile, don Claudio Burgio (responsabile diocesano per la musica sacra) ha incontrato a Erba i ministri della musica liturgica delle parrocchie del decanato. Presenti: cantori, organisti e altri musicisti.
Che cos’è la musica liturgica? Non è qualcosa di accessorio per abbellire o rendere più piacevole la Messa, ma è liturgia a tutti gli effetti. Quindi non tutta la musica ci permettere di esprimere il mistero che celebriamo. Ecco allora alcuni criteri per definite quando un canto può essere definito liturgico:
- Il Testo. È fondamentale, ancor prima della musica: deve necessariamente far riferimento alla liturgia o dalla Parola di Dio. Se è troppo generico, al punto da non avere in alcuni casi alcun riferimento specifico al cristianesimo, non è adeguato per essere proposto all’interno della celebrazione.
- La Pertinenza Liturgica. Un canto non può essere scelto con un criterio soggettivo: “mi piace”. È necessario quindi mettere in secondo piano i nostri gusti personali e scegliere i canti riferendosi alle letture e ai contenuti di quella propria liturgia. Esempio concreto, l’Inno del giubileo: può piacere o meno, ma sicuramente il testo e la musica sono concepiti in modo tale da permetterci di educarci alla misericordia.
- La Preparazione. Dato che è necessario vivere il canto come un momento comunitario e non come un’azione individualistica, è ovviamente necessario provare i canti e accordarsi su alcuni elementari aspetti tecnici come la scelta della tonalità, gli attacchi, ecc… Un canto, se ben proposto, ha infatti un indubbio valore educativo per la comunità.
In un contesto storico in cui la gente è poco abituata a cantare, l’attenzione deve essere in primo luogo rivolta all’assemblea: è necessario ripartire da proposte semplici, come le risposte (Amen, E con il tuo spirito…). Oppure con il Salmo, il cui ritornello può essere proposto in canto. Può essere utile il ruolo della voce guida, in grado di guidare e sostenere il canto: anche in questo caso è da preferirsi uno stile sobrio, con una gestualità essenziale e non eccessiva e quindi fuori luogo.
La partecipazione alla liturgia deve quindi essere favorita ed è importante perché chi non apre bocca dà un segnale preoccupante: il rischio è infatti quello di vivere la Messa esclusivamente come precetto, e così facendo il messaggio cristiano non passa dalla liturgia alla vita.
Allo stesso modo, il ruolo del coro resta fondamentale: oggi un’attenzione particolare può essere quella di saper interagire con l’assemblea nei diversi momenti in cui è previsto il canto: Ingresso, Gloria, Alleluia, Offertorio, Santo, Comunione, Ringraziamento, Canto finale.
In conclusione, l’invito è che a livello decanale si favorisca la formazione liturgica e musicale degli operatori pastorali, a supporto delle parrocchie, prevedendo delle occasioni di incontro e dei corsi di teoria e strumento espressamente liturgici.
Ascolta l'intervento di don Claudio Burgio