Albavilla, 23 ottobre 2014
Don Pino De Masi - sacerdote testimone del cambiamento possibile nel cuore della Calabria martoriata dalla ‘ndrangheta - intervistato da Paolo Ferrari in occasione della Missione Giovani 2014 della comunità pastorale di Albavilla, Albese con Cassano e Carcano.
Giovedì 23 ottobre ho scoperto che ci sono delle persone che il caffè lo bevono amaro!
Niente di eccezionale direte voi, capirai che scoperta, lo sanno tutti!
Sì, è vero! Che alcuni il caffè lo preferiscano amaro non è un mistero, ma che un giovane imprenditore decida di non usarlo più dopo che di zucchero hanno riempito i serbatoi delle sue macchine agricole fa riflettere. Perché, io ho pensato, il caffè lo bevi ogni giorno e ripetere quel gesto ogni giorno significa ricordare a te stesso la tua fatica, rinnovare quotidianamente una scelta. La scelta di non cedere al ricatto della criminalità organizzata e di perseguire su un cammino di giustizia nonostante tutto. Così anche una semplice tazzina di caffè diventa un simbolo di riscatto.
Questi, che bevono il caffè amaro, sono i ragazzi di don Pino De Masi, che nella Valle del Marro hanno trasformato le terre confiscate alla ndrangheta in una occasione di lavoro in una fonte di ricchezza per la loro comunità, e che non cedono alla violenza di chi vorrebbe vederli andare via.
Ma cosa ti passa per la testa quando ascolti uno come don Pino De Masi? Quando ascolti queste storie? Pensi che il Vangelo è una scelta esigente forse troppo per uno come te. Ti senti piccolo e incapace di affrontare qualcosa di così grande e terribile. Poi don Pino ti ricorda che queste battaglie non si combattono da soli, che è il “Noi” a vincere. Allora riflettendoci, ti dici che insieme è possibile, che insieme puoi fare anche tu la tua parte, e persone accanto a te ce ne sono e non sono poche. Come comunità siamo forti, sebbene l'impegno resta difficile per chi è in prima linea. Ma noi dobbiamo continuare a fare la nostra parte, anche se piccola. Don Pino ci ha spiegato come sia importante conoscere il proprio territorio, viverlo, essere informati e non cedere all'indifferenza, questo è già un primo passo importante. Ci ha invitato ad essere i protagonisti del nostro presente (voi siete soprattutto il presente non solo il futuro), come giovani e come cristiani, che non si vogliono arrendere alle ingiustizie.
L'impegno resta difficile ma forse insieme è possibile. E comunque da oggi, come promemoria, il caffè lo berrò amaro.
DoppiaVu.
Paolo Ferrari