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Pellegrinaggio 2013 Giovani in Terra Santa

Appunti dal pellegrinaggio in Terra Santa dal 6 al 14 agosto 2013 al quale hanno partecipato i giovani delle parrocchie dell'unità pastorale Albese con Cassano, Albavilla, Carcano.

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Non lo definirei solo un pellegrinaggio, e nemmeno un viaggio fatto nè per cultura, nè per religione, nè per l'arte e la storia in cui siamo stati immersi una settimana. Non è stato un viaggio "verso" qualcosa, è stato un "viaggio di ritorno" alle origini di ciò che quotidianamente il Vangelo ci chiama a vivere e testimoniare. Toccare con mano le pietre levigate dai secoli, calpestare la polvere rossa del deserto, respirare l'aria satura di oli profumati propria dei luoghi santi, guardare negl'occhi chi in quella terra ha la propria dimora, è stato un ritorno al Principio: erano i paesi dove davvero il Figlio di Dio ha vissuto la sua esistenza umana.

A tratti è stato come guardare l'album delle fotografie di quando si è bambini: non ci si ricorda nulla eppure è tutto lì, documentato, fotografato, ci si deve fidare dei racconti tramandati, ma nonostante la memoria sia sgombra di tutto ciò che gl'occhi stanno osservando e le orecchie sentendo, il cuore batte forte e si commuove, e forse un po' ci prende la nostalgia per quel tempo di cui non abbiamo ricordo.

Siamo stati nei luoghi sacri e tutto era ieratico: ci siamo rivestiti di profondo rispetto e raccoglimento, di umiltà, con cuore aperto e vigilante. Anche ogni nostro gesto, parola, gli sguardi che, entrando nelle chiese, ci scambiavamo, le strette di mano allo scambio della pace, i nostri passi scalpitanti sul lastricato di quelle vie millenarie, erano l'espressione di quell'emozione viscerale che ci ha pervasi per sette giorni.

La ricchezza di quei luoghi si è fatta concreta nei nostri silenzi: sono stati probabilmente i momenti più eloquenti. Il viaggio nella terra del Santo è stata la più grande occasione di far parlare lo Spirito in noi.

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Un gruppo di 16 giovani che cammina silenzioso nel deserto è la prova vivente che esiste un "Perchè" nobile, non solo è esistito in un tempo passato ma c'è ed è vivo, presente dentro ognuno, e val la pena di cadere e rialzarsi, anche se con fatica, per seguirNe la Parola.

Abbiamo conosciuto il sacrificio di chi crede in Dio, nella terra dei Santi, e non può appendere le lucine di Natale sul cancello di casa. Abbiamo incontrato chi, per il proprio credo e passaporto, viene perseguitato e condannato quotidianamente dai propri colleghi e vicini di casa. Abbiamo visto bambini coi fucili in mano puntarceli addosso senza remore e colpirci, giovani in 12 su una macchina festeggiare la fine del ramadan, donne completamente coperte di nero camminare sotto il sole di mezzogiorno, e poi ancora donne soldato, donne bellissime, vestire l'uniforme della guerra. Abbiamo visto ebrei coprirsi la faccia al nostro passaggio vergognandosi di chi crede in un Dio, secondo loro, morto.

Ortodossi, francescani, armeni, copti, protestanti, musulmani, ebrei, russi, maroniti, cattolici, che convivono maldestramente cercando di ritagliarsi spazio, gl'uni nello spazio degl'altri. Abbiamo camminato in una Terra Santa frastagliata e rotta, devastata dall'odio, un paradosso iniziato sul Golgota.

Attoniti e disorientati abbiamo custodito le nostre domande e paure nel cuore ma le abbiamo presentate a Maria proprio nel luogo in cui lei ha scelto di fidarsi di Dio, in un'umile e sentita preghiera; sotto il Suo manto abbiamo voluto camminare, peregrinare in una terra riarsa alla ricerca di un pozzo d'acqua presso il quale trovare ristoro; ci siamo sentiti tutti come la samaritana all'incontro con Gesù: spogliati del nostro passato, dei nostri errori umani, dei pregiudizi, chiacchiericci inutili e dannosi, e rivestiti dell'Amore e dell'Abbraccio del Padre che ha abitato quelle terre e che prima di tutto vuole abitare nei nostri cuori.

Forse non siamo tornati alle nostre case cambiati, ma certamente più consapevoli. Consapevoli che l'incontro che abbiamo fatto con Gesù è segno di un cammino possibile, quello del cristiano che ama e vive i comandamenti; consapevoli che ogni giorno scegliamo, nella libertà dei figli di Dio, di vivere i comandamenti anche se andare contro i messaggi che la società moderna cerca di imporre costa caro; consapevoli che occorre tanta, tantissima umiltà, occorre farsi davvero piccoli e a mani vuote accogliere l'Amore del Padre che ci ama per primo e donarlo al prossimo.
Un sentito grazie da parte del gruppo a don Alessandro, presenza costante, discreta ma indispensabile a dar sostegno e spesso significato al vissuto;  e con commozione ringraziamo suor Martha, compagna composta nel silenzio, guida preziosa nella preghiera, sorella per le strade che siano di Betlemme come dei nostri paesi, esempio semplice e gioioso d'umiltà.

Il gruppo dei pellegrini

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