4 ottobre 2008
L'anno oratoriano 2008-2009 lo vivremo “al massimo” di noi stessi, seguendo la gioiosa vitalità dello Spirito di Gesù che ci fa diventare “anima del mondo”. Basta accogliere come un dono il messaggio del Vangelo e fidarsi per rendere la propria vita meravigliosa, bella, felice e farla fruttificare "Cento volte tanto".
Dal vangelo secondo Luca (Lc 8,4-8)
Poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare la sua semente.
Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto».
Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per intendere, intenda!».
100 VOLTE TANTO è il tema di quest’anno pastorale, in tutta la diocesi. La parabola di Gesù ci racconta di un seminatore che poi nella terra buona fruttò 100 volte tanto!
Ma cosa vuole dirci Gesù in concreto? Noi non siamo dei seminatori… e nemmeno una strada o delle spine! Beh… forse invece lo siamo!
Una storia forse può aiutarci a capire meglio…
Durante il Medioevo, un pellegrino era in cammino verso un lontano santuario.
Dopo alcuni giorni si trovò a passare per una stradina che si inerpicava per il fianco desolato di una collina brulla e bruciata dal sole. Sul sentiero si aprivano tante cave di pietra. Qua e là degli uomini scalpellavano grossi frammenti di roccia per ricavare degli squadrati blocchi di pietra da costruzione.
Il pellegrino si avvicinò al primo degli uomini. Lo guardò con compassione. Polvere e sudore lo rendevano irriconoscibile, negli occhi feriti dalla polvere di pietra si leggeva una fatica terribile. Il suo braccio sembrava una cosa unica con il pesante martello che continuava a sollevare ed abbattere ritmicamente. «Che cosa fai?», chiese il pellegrino. «Non lo vedi?» rispose l'uomo, sgarbato, senza neanche sollevare il capo. «Mi sto ammazzando di fatica».
Il pellegrino non disse nulla e riprese il cammino.
S'imbatté presto in un secondo spaccapietre. Era altrettanto stanco, ferito, impolverato. «Che cosa fai?», chiese anche a lui, il pellegrino. «Non lo vedi? Lavoro da mattino a sera per mantenere mia moglie e i miei bambini», rispose l'uomo.
In silenzio, il pellegrino riprese a camminare.
Giunse quasi in cima alla collina. Là c'era un terzo spaccapietre. Era mortalmente affaticato, come gli altri. Aveva anche lui una crosta di polvere e sudore sul volto, ma gli occhi feriti dalle schegge di pietra avevano una strana serenità.
«Che cosa fai?», chiese il pellegrino. «Non lo vedi?», rispose l'uomo, sorridendo con fierezza. «Sto costruendo una cattedrale». E con il braccio indicò la valle dove si stava innalzando una grande costruzione, ricca di colonne, di archi e di ardite guglie di pietra grigia, puntate verso il cielo.
Il racconto richiama all'attenzione che si deve avere per il senso delle azioni che si compiono. È importante per i ragazzi capire «perché» vengono al catechismo e anche che questo «perché» influenza il loro tipo di partecipazione.
I tre spaccapietre fanno l'identico lavoro ma c'è una bella differenza tra «ammazzarsi di lavoro» e «costruire una cattedrale».
Anche i ragazzi possono arrivare al catechismo con diversi «perché» (perché sono mandati dai genitori, perché lo fanno tutti, perché ci sono gli amici, perché vogliono la Cresima...). Devono capire che anche loro, in realtà, «stanno costruendo una cattedrale», stanno facendo una cosa grande.
In che senso? La cattedrale che noi costruiamo è prima di tutto la nostra vita, che non sarebbe una grande costruzione senza la presenza di Gesù. Ma venendo a catechismo costruiamo anche la Chiesa. Ciascuno di noi è un mattone vivo che serve per la grande costruzione che Gesù ha fondato sugli apostoli.
Quello che faremo in questo anno di catechismo sarà come piantare dei semi che daranno frutto per la vita, già da adesso... Ma quanto frutto? Poco? discreto? No! 100 volte tanto!
Il seme cresce per merito di Dio, però siamo noi, che dobbiamo permettergli di crescere, mettendoci in gioco, desiderosi di crescere davvero!
Chi cammina con Gesù e verso Gesù, conoscendolo sempre di più e imparando la grandezza e la bellezza di vivere come Lui ha fatto, troverà il più grande tesoro del mondo… quello che lo renderà felice e veramente uomo/donna!
Gabriele Lovati