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Musica e canto al serfizio della liturgia: incontro decanale con don Claudio Burgio

Decanato di Erba, 8 febbraio 2018

L'incontro con don Claudio Burgio - maestro direttore della cappella musicale del Duomo di Milano - si inserisce in un ciclo di appuntamenti che, anche quest'anno, la commissione liturgia del nostro decanato di Erba organizza per gli operatori parrocchiali.

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In apertura di serata, don Claudio Frigerio (responsabile della commissione) e il decano don Isidoro hanno sottolineato la duplice finalità di questi incontri: proporre dei  momenti di formazione e aggiornamento e, allo stesso tempo, un "cammino di comunione" per le parrocchie del decanato (ben 36), chiamate sempre di più a collaborare insieme.

 

Per definire il significato di musica liturgica, don Claudio Burgio ha proposto un breve percorso storico con alcuni passaggi fondamentali:

  • il concilio di Trento (1545/1563) in un momento di forte sperimentazione musicale - il passaggio dal gregoriano alla polifonia - aveva già sottolineato la pertinenza celebrativa della musica sacra, che deve inserirsi in un rito e come tale deve utilizzare un linguaggio derivante dalla Parola di Dio (pertinenza del testo);
  • il concilio Vaticano II  (1962/1965) definisce invece i ministeri, rimettendo al centro l'assemblea: ripropone infatti una partecipazione attiva al canto, specie in determinati momenti della celebrazione (canto d'ingresso, gloria, ritornello del salmo, alleluia, santo, canto di comunione…), oltre che nelle risposte al celebrante nelle messe cantate, si auspica almeno nelle solennità.

Alla luce del Vaticano II, anche il ruolo del coro viene quindi ripensato e ben integrato nella liturgia, a supporto del canto dell'assemblea. Partecipazione attiva non significa comunque che l'assemblea debba cantare per forza tutto: anche l'ascolto, infatti, può essere partecipazione; per esempio, si può prevedere un canto di ringraziamento dopo la comunione cantato solo dal coro, come pure momenti di canto alternato fra coro e assemblea.

Lo sforzo deve quindi essere anche quello di educare l'assemblea e, per arrivare a questo, un ministro della musica liturgica deve essere anzitutto un buon esempio di coerenza cristiana, non limitandosi solo a eseguire bene la sua parte cantata o suonata ma partecipando con attenzione a tutta la celebrazione. Partendo dalla sua passione per la musica, deve vivere la responsabilità del servizio migliorando le proprie capacità vocali o strumentali per mezzo dello studio. Non è necessario essere dei professionisti, o saper leggere una partitura, ma allo stesso tempo non ci si può improvvisare: è quindi importante la preparazione, partecipando con continuità alle prove programmate dal direttore.

Le attenzioni musicali del direttore del coro (o responsabile del gruppo liturgico) sono, di base, curare l'intonazione e la fusione delle voci, ovvero favorire un canto omogeneo, senza voci che spicchino sulle altre.

Ultima considerazione, il repertorio. Di fronte ad una vasta e diversificata produzione, il criterio principale per la scelta di un canto deve sempre essere quello della pertinenza liturgica: quindi il testo, come prima cosa; ma anche la musica non deve mai scadere di qualità.
Don Claudio ha infine auspicato che anche nel nostro decanato si possano creare delle occasioni di formazione strettamente musicale per cantori e strumentisti.

resoconto a cura di Cosimo Schirò

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